Intervista a Giulietto Chiesa

Vi spiego perché gli Usa torneranno alla Maddalena

Giulietto Chiesa analizza le crisi del mondo occidentale

Intervista Giulietto Chiesa – 8 aprile 2011 

 

Che cosa c'entra il terremoto in Giappone con quanto sta succedendo in queste ultime settimane in Nord Africa? E che relazione c'è tra lo scioglimento dei ghiacci in Antartide e il disastro ecologico nel Golfo del Messico?

 

Secondo Giulietto Chiesa - 70 anni, giornalista (per tanti anni inviato a Mosca per La Stampa), parlamentare europeo dal 2005 al 2009 - una relazione esiste. La tesi, semplice quanto terrificante, è questa:

 in un pianeta malato (a causa dell'uomo) è normale che si creino dei disequilibri che, inevitabilmente, portano al collasso. O meglio ai tanti collassi che nelle diverse aree del pianeta si stanno manifestando.

 

 

- Giulietto Chiesa, mi scusi, ma non le sembra di avere una visione un po' troppo catastrofica?

«Io credo che abbia ragione il mio amico Guido Cosenza quando dice che l'uomo nelle ultime 40 generazioni ha distrutto quanto hanno costruito le 4000 generazioni che l'anno preceduto. Ora siamo di fronte a una fase di trapasso verso una società che non c'è ancora. Ma tutti i segnali che vediamo dal punto di vista della crisi economica, finanziaria, climatica, energetica sono i sintomi di una grave malattia. Qual è questa malattia? Quella di credere che lo sviluppo possa continuare all'infinito. E invece no. La crescita nella quale sono vissute molte generazioni fino a ora non è più possibile. Il pianeta non è più in grado di reggerlo, a meno che non si spezzino gli equilibri che lo hanno sorretto fino ad ora. Ma il sistema economico nel quale vive questo mondo, quello capitalistico, conosce solo l'espansione. E' una modalità perversa ma è così: se il sistema non cresce, muore. E allora o si cambia radicalmente mentalità oppure il pianeta scoppia».

 

- Eppure nella storia ci sono stati altri cambiamenti radicali...

«Non della portata di quello che sarebbe necessario ora. A me, per esempio, viene in mente la caduta dell'impero romano. Ci sono voluti undici secoli per ritornare a una qualche forma di ripresa».

 

- Ma, secondo lei, quanto tempo abbiamo per mettere in campo un cambio di rotta a questo modo di vivere?

«Se non cambiamo entro gli anni Cinquanta di questo secolo, a mio parere, non abbiamo più grandi speranze. Se continuiamo a buttare 50 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell'atmosfera, non possiamo illuderci che il pianeta non possa risentirne. E se proseguiamo nella folle produzione di sostanze che non possono essere metabolizzate dalla natura arriviamo al collasso. Già dentro il nostro organismo ci sono molecole prodotte dall'uomo e che in natura non esistono. Molecole che non potranno mai più essere eliminate dal nostro pianeta».

 

- Cambiamo tema. Mi aiuti a capire che cosa succede oggi nel Nord Africa.

«Stiamo parlando di Paesi nei quali l'età media è bassa. Pensi che in Tunisia è di 26 anni, e in Egitto o in Marocco la situazione non è diversa. Sono milioni di persone che seguono i fatti del mondo attraverso Internet e le televisioni. Nel mondo arabo ci sono almeno 60 emittenti che trasmettono in lingua araba. Le persone che ora arrivano a Lampedusa con i barconi hanno il telefonino e molti conoscono il francese e l'inglese. E' una generazione diversa da quella precedente. I loro genitori potevano anche guardare la tv, ma trasmetteva in inglese. E' naturale, perciò, che quei ragazzi facciano il confronto tra la loro vita da 2 euro al giorno con quella che vedono nella tv italiana e francese dove tutti appaiono tutti felici, benestanti, ben curati, pieni di svaghi».

 

- Ma è giusto dire che questi giovani che sfidano i mille pericoli del mare per venire in Europa e vivere come noi?

«Lo sostengono molti commentatori italiani ed europei ma, a mio parere, sbagliano. I giovani della Primavera araba non vogliono la nostra democrazia né i nostri valori, vorrebbero stare bene come noi, ma senza rinunciare alle loro tradizioni, alla loro religione e alla loro lingua. Non sono filoccidentali. Anzi, se l'Occidente continuerà a bombardarli si rivolteranno contro di noi. Anche perché molti di loro non potranno realizzare i loro sogni, non andranno a Londra a vivere con una qualità della vita da ricchi europei. Insomma non saranno come noi. Né loro, né i loro figli».

 

- E invece, anche questi arrivi massicci di nordafricani in Italia convinceranno qualcuno che la vecchia Europa è ancora il centro del mondo...

«Prima o poi ci dovremo convincere tutti che il baricentro del mondo si è spostato a Est, in Cina e in India. Ma noi che siamo mostruosamente eurocentrici non ce ne rendiamo conto. Tra cinque anni avremo una Cina e mezza. Già oggi i cinesi determinano l'economia mondiale, tra qualche anno questa tendenza sarà ulteriormente accentuata. Questo vorrà dire che il continente asiatico avrà bisogno di energia. Ma poiché le fonti energetiche non sono infinite, prima o poi, si porrà il problema di averne la disponibilità. E questo potrà generare dei conflitti che potranno non essere solo di tipo economico finanziario».

 

- Vuole dire che si andrà alla guerra?

«Vuol dire che l'Europa e gli Usa stanno per entrare in rotta di collisione con le nuove potenze economiche mondiali. E queste ultime sapranno difendersi, se necessario anche dal punto di vista militare. E se guerra sarà non sarà solo per vincere sull'avversario ma per eliminarlo, dal momento che i contendenti saranno armati fino ai denti. Il problema è talmente critico che non potrebbe essere risolto neppure mettendo in campo tutte le fonti energetiche alternative e non tradizionali. Tra poco su questa terra saremo 8 miliardi di uomini. Rendiamoci conto che non potremo continuare a vivere e consumare come abbiamo fatto fino a ora».

 

- Esiste una soluzione a questo scenario?

«Dobbiamo avviare una transizione, inesorabilmente. E se sarà governata bene forse potremo limitare le turbolenze ed evitare la catastrofe e le sofferenze per milioni di individui. Stiamo, insomma, per cambiare fase. Come succede anche per l'acqua: se dallo stato liquido andiamo alla fase di vapore andremo in un sistema che avrà altre regole e altre leggi, inevitabilmente».

 

- Eppure ci sono degli economisti che sostengono che la crescita può essere ancora possibile.

«E' quello che pensano anche i partiti di destra, centro e sinistra "crescisti" che siedono in Parlamento. Ma non è così. Dobbiamo cacciare via questi politici ignoranti (nel senso che ignorano le cose perché non studiano), che alimentano i sogni, le illusioni e le menzogne che raccontano i mass media, tutti convinti che il Pil possa aumentare all'infinito, e così i nostri consumi. Dobbiamo costruire da subito delle nuove forze politiche che spieghino come stanno le cose in realtà e di come potranno essere tra qualche anno. Anche perché questa crisi colpirà i nostri figli, nel corso di questo secolo. Una crisi che si manifesterà come una serie di collassi inattesi».

 

- Come il terremoto in Giappone?

«In Giappone un terremoto di gravità superiore alle previsioni ha determinato una situazione che mette a rischio 20 milioni di persone. Pensi che l'evento sismico e lo tsunami hanno spostato di 4 metri la posizione del Giappone sulla crosta terrestre. Anche se molte notizie vengono nascoste non possiamo non preoccuparci».

 

- L'uranio ha fatto molti danni anche a Quirra...

«L'uomo sperimenta armi e sostanze chimiche che modificano il nostro modo di vivere o che ci uccidono. Quanti sanno che la produzione di spermatozoi nell'uomo occidentale si è fortemente ridotta. Questo vuol dire che la sopravvivenza della specie è davvero a rischio. D'altra parte nessuno ha detto che l'uomo deve essere eterno...».

 

- Che cosa pensa del ritorno degli americani alla Maddalena?

«Gli Usa pensano ancora di poter dominare il mondo attraverso le basi militari. E intanto nessun presidente americano dice agli americani che non possono continuare a vivere e consumare le risorse del pianeta in maniera così incosciente».

 

http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/04/08/news/vi-spiego-perche-gli-usa-torneranno-alla-maddalena-3891932/1

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