Antimafia Duemila & Terzo Millennio
Domenica 10 Febbraio 2019 20:55
- In collaborazione con la Testata Antimafia Duemila online
"Nino Di Matteo un valido magistrato che non è accusabile di nulla". "In alcune esternazioni di Fiammetta Borsellino rischio di strumentalizzazioni per delegittimare altri processi”
di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari - Intervista
"Mori dovrebbe chiedere scusa alle vittime di via dei Georgofili”
"Le stragi in Continente erano qualcosa fuori Cosa nostra; ci stavamo portando dietro dei morti che non ci appartenevano". Gaspare Spatuzza, ex boss di Brancaccio, con queste parole ha descritto più volte le stragi compiute nel 1993. Attentati che hanno colpito al cuore un intero Paese già traumatizzato dagli eccidi di Capaci e via d'Amelio, nell'anno precedente. In totale, tra Firenze-Roma e Milano, furono 10 i morti e 95 i feriti, vittime di quel piano stragista che si inseriva in una strategia ancora più grande.
A Firenze l’autobomba provocò un cratere della lunghezza di 4 metri e 20, profondo un metro e 30, spazzando via la vita dell'intera famiglia dei custodi dell'Accademia dei Georgofili (Fabrizio Nencioni, 39 anni, sua moglie Angela Fiume, di 36 e le due bambine, Nadia di 8 anni e mezzo e Caterina di appena 50 giorni) e di Dario Capolicchio. Assieme a quest'ultimo vi era anche Francesca Chelli, la fidanzata, che porta ancora i segni di un'invalidità permanente e che ha visto bruciare il suo ragazzo davanti ai propri occhi. Oltre a lei rimasero ferite altre 47 persone. Abbiamo raggiunto telefonicamente la madre di Francesca, Giovanna Maggiani Chelli, Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della Strage di via dei Georgofili, che da ventisei anni grida e lotta affinché sia completamente fatta giustizia su quell'attentato.
Venticinque anni sono passati dalla strage della notte tra il 27 e il 28 maggio del 1993, secondo lei a che punto siamo nella ricerca della verità?
Ci sono già stati processi importanti che hanno stabilito una parte di verità sulle modalità di quell'attentato e sulle responsabilità dei mafiosi che hanno compiuto il delitto. Adesso però vogliamo andare oltre e contiamo fortemente sulle indagini in corso alla procura di Firenze. Lo scorso 27 maggio il Procuratore capo di Firenze, che ha in mano le indagini sulle stragi del 1993, ha parlato di significativi indizi rispetto ai nuovi elementi emersi sui mandanti esterni. Noi contiamo su questi affinché si arrivi finalmente ad un processo per stabilire quel che avvenne. La verità è una e va trovata completa.
Quali sono le domande che attendono una risposta?
Sono diverse le cose che vogliamo sapere. Tra tante c'è un dubbio che ci assale da tempo. Vorremmo un confronto tra Giovanni Brusca e Monticciolo con quest'ultimo che al Procuratore di Firenze Gabriele Chelazzi, nel 1999, parlò di un viaggio in Lombardia a Milano. Brusca sul punto non ha mai detto nulla mentre Monticciolo, successivamente, ha ritrattato quel verbale che per un vizio di forma non è potuto entrare nel processo trattativa. Chelazzi, infatti, non chiese al tempo a Monticciolo se intendeva avvalersi della facoltà di non rispondere. Dal 2015 è stata disposta una legge retroattiva per cui anche per i verbali effettuati prima del 2001 quella formula doveva essere obbligatoria. Così sul punto non c'è mai stato uno sviluppo. Noi siamo convinti che qui, invece, possa esserci una chiave importante di verità.
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